"Questa non è una pièce, è un poema, è - semplicemente - amore... E' teatro esattamente come io sono attrice, chi mi conosce sorriderà.
[...]
" Così scrisse Marina Cvetaeva in una breve introduzione che accompagnava "Fine di Casanova", il terzo atto di "Phoenix" in cui immagina gli ultimi giorni del seduttore: ormai vecchio, impiegato come bibliotecario del conte di Wallenstein, zimbello di aristocratici e plebei.