La mostra "Raffaello. L'invenzione del divino pittore" rinsalda il profondo legame tra Raffaello Sanzio e la città di Brescia nell'anno del cinquecentenario della morte del maestro di Urbino. Il progetto "Raffaello.
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L'invenzione del divino pittore" intende ragionare sul concetto di creazione ed elaborazione del Mito, sulla sua custodia e conservazione, e sugli aspetti che hanno determinato l'avvio dell'"industria culturale", a partire da una delle icone più rappresentative dell'Europa moderna, e puntando l'attenzione sull'eredità di Paolo Tosio e di Giuseppe Bossi e sul loro contributo al culto della memoria raffaellesca. La mostra e il catalogo danno la possibilità di valorizzare le maestose collezioni grafiche bresciane che attestano l'ininterrotta fortuna dei modelli raffaelleschi nelle arti e presso i collezionisti dal Cinquecento all'Ottocento, nonché la nascita di un vero e proprio 'mito del divino pittore', che raggiunge il suo massimo sviluppo nel XIX secolo, nel contesto della temperie culturale neoclassica e romantica. L'ininterrotta fortuna di Raffaello nell'arco di cinque secoli fu un fenomeno non solo pittorico e le stampe presentate costituirono l'ordito su cui andò tessendosi la trama di questo mito: alle incisioni infatti, prima ancora che alla diretta conoscenza degli originali, fu affidata la trasmissione della cultura figurativa raffaellesca. Nel volume i testi "Per omaggio al divino Raffaele e per incoraggiamento alle Belle Arti": cultura figurativa e gusto collezionistico a Brescia tra Sette e Ottocento di Roberta D'Adda; Faustino Anderloni, Pietro Anderloni e Giovita Garavaglia: l'incisione neoclassica di traduzione nella Raccolta Emilio Anderloni di Alberto Crespi; Inventario delle stampe raffaellesche del Gabinetto Disegni e Stampe dei Musei Civici di Brescia a cura di Chiara. Chiude la ricca bibliografia a cura di Giulia Paletti.