Suzanne Meloche era un'artista. Negli anni Cinquanta, aveva messo su famiglia con il pittore francese Maurice Barbeau poi, all'improvviso, se n'era andata, abbandonando i due figli piccoli. Alla sua morte, la nipote decide di dare consistenza alle proprie radici, ricostruendo l'identità di quello che fino a quel momento era stato solo un fantasma odiato.
[...]
Con l'aiuto di un investigatore ripercorre le tracce, quasi impercettibili, lasciate negli anni da una poetessa ribelle, poi raccoglitrice di barbabietole in Ontario e pittrice nell'atelier newyorkese di Jackson Pollock, postina nella penisola della Gaspésie e militante nel movimento antisegregazionista dei Freedom Riders. Una donna attraente e contraddittoria, che ha attraversato il Novecento e alcune delle sue tempeste, che è stata amata e amante, sempre dolorosamente libera, in fuga dalle convenzioni e da un destino apparentemente segnato. Questo romanzo impetuoso e insieme delicato ci permette di conoscere una figura femminile indimenticabile e di riflettere sulle ferite dell'abbandono e sul valore della riconciliazione.