Non è soltanto la crisi economica ad avvelenarci lo spirito, a farci alzare la mattina senza piglio, senza voglia di costruire nulla. Per molti lagnarsi è una professione, non solo un vezzo: è ciò che sanno fare meglio perché lo hanno imparato fin da piccoli; perché in questo Occidente privilegiato siamo stati educati alla tristezza anziché alla felicità.
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La felicità, invece, può e deve essere il vero obiettivo della formazione di un giovane, e il compito primario di ogni genitore e di ogni insegnante. La felicità autentica, beninteso, non la gioia effimera di un momento, ma quel meraviglioso sentimento che implica la positività, la forza e il coraggio per affrontare la vita in tutte le sue pieghe, comprese quelle dolorose. Se riuscissimo a elaborare questa nuova grammatica quotidiana, i bambini crescerebbero più forti e meno ricattabili, e i ragazzi sarebbero immensamente più liberi.