Il volume affronta, in chiave critica e problematica, il rapporto tra intelligenza artificiale e diritto romano, offrendo una riflessione sulle dinamiche regolatorie connesse alle tecnologie intelligenti, alla luce delle categorie sviluppate nel corso dell’esperienza giuridica di Roma antica.
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Partendo dall’analisi di questioni chiave quali la soggettività e la volontà macchinica, l’autore indaga potenzialità e limiti del dialogo tra una tradizione millenaria e la contemporaneità. Un contributo che propone spunti per una comprensione in chiave prospettica, fondata sulla comparazione storico-giuridica, delle trasformazioni normative in atto nell’era digitale e dei loro riflessi sugli scenari futuri della regolazione tecnologica.